La musica come strumento di relazione e cura
In questo capitolo di Fare Cura, di Valentina Barletta, la fragilità del paziente si intreccia con il potere trasformativo della musica.
di Valentina Barletta
tutte le illustrazioni sono di Angela Zurlo
Attraversare la fragilità
Ho partecipato ad una congresso sulla gestione interdisciplinare del paziente fragile organizzato da Siras (Società italiana Riabilitazione di alta specializzazione).
È un tema tutt'altro che banale, una delle maggiori criticità sociali e sanitarie del nostro paese.
Il paziente fragile è un soggetto che presenta maggior rischio di peggioramento clinico e instabilità in quanto vulnerabile per età avanzata, compresenza di più patologie croniche e schemi farmacologici complessi, disabilità; spesso vive condizioni economiche critiche e solitudine sociale. Il costo ricade in grossa parte sulle famiglie, non da meno il carico psicologico. Il mondo della cura è ancora in grossa parte affidato alla dimensione domestica (femminile) e la spesa per l 'assistenza al domicilio è molto impegnativa, favorendo l'assunzione di personale per lo più non specializzato, spesso privo di tutele contrattuali.
Tra il dire e il fare
Alfredo Raglio, musicoterapeuta e ricercatore, ha partecipato alla giornata con una relazione sul ruolo della musica nella riabilitazione neuro motoria e cognitiva; nella desolazione che affrontano ogni giorno le famiglie dei malati non autonomi, parlare di futuro della robotica e dell'arte come terapia ha un che di surreale.
Ma l'argomento è affascinante e conta circa diecimila voci su Pubmed (una delle principali banche dati in ambito bio medico); ricercatori e artisti sono coinvolti nello sviluppo di protocolli terapeutici basati sull'utilizzo del suono come modulatore biologico.
Sono in corso studi per migliorare la marcia e i disturbi motori nella malattia di Parkinson e nello stroke; ma anche per la gestione dei disturbi cognitivi, della memoria e isolamento verbale nella malattia di Alzheimer; si lavora con i disturbi cognitivi e comportamentali dell'età evolutiva, ansia e instabilità umorale. La musica viene utilizzata anche per migliorare la qualità del sonno in soggetti con lesioni midollari.
Il canto delle balene
Ho ascoltato il podcast Armonica di Simone Clemente, condotto proprio con A. Raglio e non mi ha stupita sentire che i primi strumenti musicali risalirebbero al paleolitico. Sembrerebbe anche che i nostri più antichi antenati utilizzassero un canto per comunicare, come le balene, prima dello sviluppo del linguaggio verbale.
Come spiega in uno dei 4 episodi Gianni Nuti, musicologo e professore associato all'Università della Valle d'Aosta, all'origine del linguaggio verbale c'è il bisogno dell'essere umano di trasformare i suoni in pattern organizzati, come necessità individuale e sociale.
D'altra parte il linguaggio è a tutti gli effetti musica: caratterizzato da altezze dei suoni, timbri e cadenze, una sequenza di ripetizione e variazioni.
La musica che cura, la musica nella cura
Secondo la World Federation of Music Therapy (WFMT), la musicoterapia rappresenta «l’uso professionale della musica come strategia di intervento in contesti sanitari, educativi e quotidiani (…) migliorare la propria qualità di vita, aumentando il proprio benessere fisico e spirituale e soddisfacendo esigenze sociali, espressive, emotive ed intellettuali» e si identificano cinque modelli terapeutici riconosciuti.
Questi approcci hanno una spiccata appropriatezza per il disagio psichico, emotivo e cognitivo. Ma le recenti acquisizioni ci suggeriscono che anche sul piano neuro-motorio abbiamo importanti prospettive. La musica può essere strumento attivo e coinvolgere il paziente nella creazione-improvvisazione, ma può anche limitarsi alla fruizione passiva o, meglio, recettiva.
L'arte ha da sempre un grande impatto sulla salute, rappresenta un ponte con la nostra dimensione creativa ed emotiva, ma sono anche in uso sistemi di AI per la realizzazione di sequenze sonore algoritmiche, così da smarcarsi dalle implicazioni culturali.
Le oscillazioni interne si sincronizzano con le oscillazioni del ritmo musicale.
Secondo A. Raglio, a rendere il sistema uditivo umano maggiormente responsivo rispetto agli altri sistemi di sensibilità sarebbe il tempo di reazione allo stimolo, decisamente più breve rispetto a quello di altri sistemi come il tatto o la vista. Inoltre, il sistema uditivo ha una spiccata tendenza a percepire la periodicità e la struttura dei pattern rispetto ad altri sistemi: «il ritmo crea una percezione interna che continua anche in assenza di stimolo».
Le aree cerebrali coinvolte sono la corteccia uditiva, motoria e premotoria; vi è l’attivazione del sistema limbico; fare musica, inoltre, implica il coinvolgimento di aree sensoriali come quella visiva e tattile, coinvolgendo anche il cervelletto.
Osservando l'attività cerebrale tramite Risonanza Magnetica Funzionale, si è visto che l'ascolto passivo di un brano musicale attiva aree motorie anche in assenza di movimento. Secondo il professor Nuti, fare musica aiuta a costruire «forme nelle quali riconoscersi» e, come in ogni altra esperienza artistica, crea una relazione trasformativa tra chi suona e chi ascolta, mediata dall’attivazione e sincronizzazione di nuove connessioni neuronali.
Lo stimolo sonoro attiva la produzione di neuromediatori responsabili del piacere e della ricompensa, della stabilità umorale, della gestione dello stress e della modulazione del dolore.
Ma quale musica?
Un po' di tempo fa si è parlato di uno studio della McGill University del Canada sulla piacevolezza di un brano musicale e precisamente lo studio suggeriva che il gradimento della composizione fosse collegata all'attivazione di centri cerebrali della ricompensa, stimolati da sequenze non prevedibili; la piacevolezza faciliterebbe l'apprendimento del brano.
Il grado di coinvolgimento del paziente e la sua attenzione sono fondamentali per i processi di riabilitazione, impegnativi e lunghi per i pazienti, spesso frustranti.
Parlando di musica in ambito riabilitativo-motorio vengono suggerite strutture sonore semplici ed essenziali, brevità del frammento, di facile memorizzazione e ripetizione del pattern come dei loop, ma con delle variazioni per aiutare a mantenere l'attenzione. Raglio ci spiega che è la componente ritmica che facilita la modulazione e la pianificazione del movimento.
Le vibrazioni nelle quali siamo immersi
Il professor Carlo Ventura, ordinario di biologia molecolare all'Università di Bologna Alma Mater, studia la suscettibilità delle cellule staminali alle energie vibrazionali, capaci di ottimizzare l'orientamento e la loro differenziazione. Con l'associazione Vid Art Science, lavora per l'integrazione tra arte e scienza.
Gli studi sulla risposta cellulare a specifiche stimolazioni di frequenza sono numerosi, affascinanti e promettenti, ma meritevoli di maggiore approfondimento e ricerca. Stimolazioni a 40 Hz avrebbero un effetto positivo sul sonno, sulle funzioni cognitive e sull'umore; sono già in uso stimolazioni prolungate nei pazienti con malattia di Alzheimer. Inoltre, avrebbero dimostrato anche una azione antiepilettogena.
Su un altro piano si muove il biologo e musicista Emiliano Toso, che suona con una accordatura a 432 Hz (quella standardizzata è a 440 Hz), che sarebbe perfettamente in risonanza con le vibrazioni delle cellule; sarebbe questa sincronizzazione a promuovere gli effetti antinfiammatori, di modulazione dello stress e rigenerazione cellulare, «come in una simile alla meditazione».
Con il suo progetto chiamato Translational Music, ha collaborato con diversi ospedali; il professor Roberto Trignani, neurochirurgo dell’Ospedale Salesi di Ancona, lo ha invitato a suonare dal vivo in sala operatoria durante i suoi interventi.
A noi piace Sanremo
Quello che oggi sappiamo con un discreto margine di misurabilità scientifica è che lo stimolo sonoro-musicale modula il nostro stato di veglia e il nostro umore, stimola le competenze cognitive come memoria ed espressione verbale, modifica la frequenza cardiaca, respiratoria e i valori pressori. È misurabile anche la sua azione sulla risposta elettro-dermale, cioè sulla conduttanza cutanea. Inoltre c'è una modulazione del sistema immunitario e un potenziamento degli schemi motori e dell'equilibrio. Eppure ad eccezione di rari virtuosismi clinici, e dei laboratori di ricerca, la musica che lasciamo suonare negli ospedali è quella della radioline dei pazienti, che passano annoiate tutta la discografia sanremese dell'anno corrente.
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Fonti
Podcast: Armonica – Chora Media
Approfondimenti sulle ricerche scientifiche:
Sono un medico, mi sono specializzata in fisiatria a Napoli, dove sono cresciuta negli anni novanta. Da sempre studio e metto in pratica le discipline orientali di cura, lo shiatsu, le ginnastiche mediche cinesi e l'agopuntura. Con la mia amica-sorella Laura abbiamo fondato Chef Gomasio, cominciando a cucinare nelle case dei napoletani, per qualche ristorante, ai concerti, agli eventi e nelle occasioni speciali. Poi abbiamo aperto un piccolo locale a Milano, nel frattempo ho lavorato come insegnante di cucina per Slow Food, e per l'Alleanza dei Cuochi.
Negli ultimi anni ho focalizzato la mia attenzione sulle “pratiche somatiche” partecipando a gruppi di ricerca e laboratori su ascolto e movimento in natura, a pratiche di yoga e meditazione. Nel mio lavoro quotidiano cerco di portare questo studio e queste esperienze.
Fare cura nasce dal bisogno di sentirmi a casa e di raccontare questo spazio ritrovato; esplorare insieme le pratiche di salute e di cura, come azione politica per vivere e condividere le nostre esperienze, i nostri amori, le nostre famiglie. Questo è uno spazio di riflessione e di spunti pratici, consigli di lettura, esplorazioni e pratiche quotidiane per prenderci cura di noi stessi e della collettività.
Appuntamenti interessanti dei prossimi giorni.
Giovedì 20 marzo, presso lo Spazio BK di via Farini a Milano, si terrà la presentazione del libro Pattern neurocellulari di base di Bonnie Bainbridge Cohen, con Emanuela Passerini e Franca Rey.
Venerdì 21 marzo alle 20:30, nell’ambito del Festival Humanities – Paesaggi in trasformazione, il Collettivo Micorrize presenterà En passant – esercizi di metamorfosi presso Villa del Grumello a Como.
Sabato 22 marzo, dalle 17, al CSOA Cox 18 di Milano si terrà l’evento Sostieni l'ambulatorio popolare.
Martedì 25 marzo alle 19, presso il Circolo Lato B, si svolgerà Spazio Sicuro, con una sessione di Yoga trauma-informed guidata da Claudia Buzzetti, appuntamento che si ripete ogni ultimo martedì del mese.
Dal 21 al 23 marzo, Book Pride Milano animerà gli spazi di Superstudio. Tra gli eventi in programma, il reading di chiusura dedicato a Carla Lonzi, che si terrà il 23 marzo alle 18 nella Sala Bogotá.
Fino al 20 luglio, all’Hangar Bicocca, è possibile visitare Improvisation in 10 Days di Tarek Atoui, un'indagine sulle proprietà acustiche di elementi come acqua, aria, pietra e bronzo, e sulle modalità con cui assorbono e restituiscono il suono con sfumature inattese.
Il 29 e 30 marzo, presso La Tana degli Artisti, si terrà il laboratorio Anche – con i piedi, dedicato al metodo Feldenkrais e alla danza, con un focus sul pavimento pelvico. Il laboratorio sarà a cura di Elena Fontana Paganini.
Fino all’8 giugno, il PAC di Milano ospita la mostra Body of Evidence di Shirin Neshat, un’ampia personale dell’artista iraniana che esplora temi di potere, religione, razza e le relazioni tra passato e presente, Oriente e Occidente, individuo e collettività.
Infine, fino al 31 marzo, il Conservatorio di Milano accetta domande di ammissione per il corso propedeutico di musicoterapia, necessario per accedere all’esame del 14 aprile 2025.
Poster è un progetto di Reversocollettivo.
Questa uscita è coordinata dalla direzione editoriale di Claudio Morelli